
Qual è il rapporto tra locazioni brevi e piattaforme?
Il recente sviluppo delle locazioni brevi è riconducibile, da un lato, all’aumento della pressione fiscale, degli adempimenti burocratici e degli oneri di gestione (tra questi si pensi alla morosità dei conduttori e gli ingenti costi degli interventi manutentivi) a carico dei locatori.
Dall’altro lato, la crisi economica ha contribuito a spingere trasfertisti e turisti a ricercare soluzioni abitative alternative, a costi contenuti presso le abitazioni private, con un notevole risparmio rispetto ai prezzi spesso oltremodo elevati, delle strutture alberghiere.
Oggi, per la ricerca di tali soluzioni, i proprietari di immobili, beneficiando della moderna tecnologia, trovano nel web la soluzione delle loro esigenze (sono proliferate così nel tempo la piattaforma californiana Airbnb, booking.com, Bed-and-Breakfast.it, Trip Advisor.it, Casevacanze.it, per citarne solo alcune) anche se va detto che il mercato delle locazioni brevi non è monopolio esclusivo delle piattaforme informatiche.
Locazioni brevi e piattaforme: come funzionano?
In pratica la procedura prevista dalle piattaforme è la seguente: il proprietario si registra sul portale, crea un proprio profilo, vengono inseriti gli annunci corredati di foto e di regolamento della casa, si indicano le referenze, si raccolgono le recensioni, i clienti scelgono l’alloggio e prenotano tramite messaggio.
Il più delle volte il gestore della piattaforma incassa direttamente dal cliente finale il corrispettivo, trattiene la provvigione e bonifica le spettanze al locatore, il quale potrebbe anche non essere il proprietario dell’alloggio; se richiesto dall’ospite, il locatore rilascia una ricevuta non fiscale.
I vantaggi per tutti i soggetti coinvolti nell’operazione sono evidenti: il conduttore ottiene un alloggio a costi relativamente contenuti, il locatore realizza un maggior reddito con minori rischi in ragione di una rotazione degli occupanti rispetto ad una normale locazione abitativa di più lunga durata, anche transitoria, il gestore del portale incassa il corrispettivo del servizio.
Aspetti fiscali
Con lo sviluppo del fenomeno sono emersi problemi in relazione alle locazioni brevi sommerse tanto che il legislatore fiscale ha approntato meccanismi per arginare il fenomeno della possibile evasione fiscale tassando alla fonte i proventi, per il tramite di terzi soggetti coinvolti nel rapporto e cioè cercando di ottenere dai gestori dei portali i dati necessari per censire il rilevante numero di appartamenti offerti in locazione sul web.
Gli intermediari on line devono comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati dei contratti e, in particolare, i dati da comunicare entro il 30 giugno dell’anno successivo alla conclusione, riguardano il nome, il cognome e il codice fiscale del locatore, la durata del contratto, l’importo del corrispettivo lordo e l’indirizzo dell’immobile.
Sull’argomento puoi vedere anche un mio video: